PATERNO – Un uditorio consistente e nutrito ha partecipato, con grande trasporto, con visibile coinvolgimento e con passione, al dibattito pubblico “Basilicata: l’isola (felice) che non c’è. Percorsi da sviluppare e storie da raccontare a difesa della legalità nella nostra terra.” L’assemblea pubblica, organizzata dal gruppo “Vitamine per Paterno: foglio di collegamento tra Paternesi nel mondo”, ha visto la preziosa partecipazione, in qualità di relatori, di Paride Leporace, Direttore de “Il Quotidiano della Basilicata” ed autore del libro “Toghe Rosso sangue”, di Don Marcello Cozzi, Responsabile di Libera (Associazione in prima linea nella lotta contro le Mafie), di Ce.St.ri.m (Centro Studi e Ricerche sulle Realtà Meridionali) ed autore del libro “Quando la Mafia non esiste”, Fabio Amendolara, giornalista de “Il Quotidiano della Basilicata”. Si è parlato di illegalità e del miraggio di una sospirata ma possibile legalità, di mafia e di mafie, di corrotti e di corruttori, di vite sospese e di vite spezzate. Un dibattito che ha affrontato la spinosissima e, spesso, struggente, per i risvolti che assume, questione della diffusione dell’illegalità, della sua ramificazione territoriale, a volte istituzionale. Si è cercato di ricostruire una geografia ed una storia del crimine organizzato e dell’illegalità diffusa per poi soffermarsi sul caso specifico della Basilicata, appunto isola (felice) che non c’è. Ogni giorno la cronaca giudiziaria ci informa di “appalti truccati” e di “gare pilotate”; ci parla di corruttori e di corrotti, di ogni genere e professione, di ogni schieramento politico; di dentro e fuori le istituzioni, da Nord a Sud del Belpaese; ci parla della deplorevole architettura criminosa di cosche e clan che attentano allo Stato, che attentano alla vita, che attentano alla storia. In questo contesto generale va inserito il depresso Sud. Un Sud, purtroppo, ancora di sudditanza e non di cittadinanza. Un Sud dove il feudalesimo del potere, il vassallaggio del consenso, riabilitano istituti da tardo Medioevo, provocando, di fatto, uno sfilacciamento sociale, un’emorragia demografica, uno svilimento culturale, un depauperamento strutturale e programmatico. La Basilicata, lungi da poterla considerare isola felice, oasi fatata, disincantata ed incontaminata, proiezione di quella “Città del Sole” di cui scriveva Tommaso Campanella nel 1602, e la Val d’Agri, terra della dannazione perenne, icona delle contraddizioni e dei mali del nostro tempo, si inseriscono di diritto in questo quadro. Diventa importante, allora, conoscere, capire, ricercare, sapere. Giancarlo Siani diceva che “bisogna sapere per poter scegliere”. Questa l’idea che ha animato il gruppo “Vitamine per Paterno” nell’individuazione degli ospiti d’eccezione e che ha portato a riconoscere in Leporace, in Don Marcello Cozzi ed in Fabio Amendolara la più alta e nobile espressione della libertà d’informazione, della ricerca della verità, della passione civile, dell’autentica coscienza critica. La loro sensibilità culturale ed intellettuale, il loro coinvolgimento professionale, civile, il loro impegno sociale come esempio di coscienza critica comunitaria e collettiva che deve trasformare, parafrasando il Direttore Leporace, “l’opinione del pubblico in opinione pubblica”. Un’opinione pubblica che non può e non deve voltarsi dall’altra parte, non può e non deve subire ed accettare verità sottaciute, non può e non deve non affrancarsi dai gioghi della sfiduciata inerzia o della colpevole indifferenza. Un’opinione pubblica che, però, sembra finalmente riappropriarsi di una coscienza di sé e di voler recuperare la tanto agognata pace sociale, come spiega Francesco Fumarola, uno dei promotori dell’iniziativa: “il successo dell'iniziativa è significativo per il fatto che nel paese, come più in generale nel territorio della valle, si ha fame di sapere e fame di informazione. I cittadini, contrariamente a quello che si pensa, non sono affatto rassegnati ma rispondono significativamente quando la società civile si riunisce per confrontarsi seriamente su tematiche incalzanti e scottanti. Anche in Val d'Agri vogliamo squarciare il velo dietro il quale sta la falsa idea che, alle soglie del 2010, la Basilicata sia ancora da considerarsi un'isola felice. Ora sappiamo, anche grazie all'iniziativa e al meritorio lavoro di don Marello Cozzi, Paride Leporace e Fabio Amendolara, che le cose non stanno così, che la Basilicata è una regione come tutte le altre, nel bene e nel male. Con il male delle infiltrazioni delle criminalità organizzate, e dei loro tanti gangli, e con il bene di una società civile che non solo non si arrende ma risponde attivamente.”
Nuario Fortunato
Fonte: Il Quotidiano della Basilicata – Novembre 2009
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