domenica 4 ottobre 2009

Paterno, zone del paese invase dai cani randagi

PATERNO – La questione del randagismo assume sempre più connotazioni e proporzioni importanti. Secondo una stima recente, sarebbero ben 600 mila i randagi che gironzolano indisturbati nel Belpaese. Un fenomeno gravissimo che attanaglia anche le pacifiche realtà locali di modesta popolosità e che denota un degrado territoriale in forte stortura con strutture e finanziamenti. Una realtà estesa soprattutto nel Centro – Sud dove l’immobilismo e l’inattivismo colpevole paralizzano spesso Enti, Istituzioni ed Amministrazioni facendo loro dimenticare che il randagismo rappresenta una gravissima emergenza di salute ed incolumità pubblica. Singolare sembra essere la situazione di Paterno. Di recente la quiete di alcune zone dell’abitato del centro valligiano è minacciata dalla presenza di numerosi randagi che si aggirano liberamente senza che alcuno ponga rimedio. La presenza di randagi è stata denunciata da cittadini residenti nei rioni Fontana Panzone, Pioniello ed Acquareggente. Di maggior entità il fenomeno si è riscontrato tra via Giustino Fortunato ed i rioni Giardini e Cappella Vecchia dove un branco di addirittura dieci cani, visibilmente affamati e disorientati, governa le strade facendo razzia di cassonetti deputati alla raccolta dei rifiuti solidi urbani e portando una seria minaccia all’incolumità pubblica. Tutto ciò nonostante la presenza sul territorio comunale di Paterno di un efficientissimo canile e nonostante il Comune di Paterno spenda già circa 2500 euro al mese per l’affidamento dei randagi allo stesso ricovero. Non ben si capisce, allora, per quale oscuro motivo non si proceda alla raccolta, alla “chippatura” ed al ricovero di questi nuovi randagi che, di misteriosa provenienza, sembrano proliferarsi a iosa e con una regolarità ed una puntualità disarmanti. Occorre ricordare che, in attesa di una riforma delle disposizioni normative in materia, il Ministero della Salute ha adottato un provvedimento con tingibile ed urgente con validità limitata a 24 mesi. Con un’ordinanza urgente del 16 luglio 2009, il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha chiarito che “il Sindaco deve preoccuparsi del benessere e della salute dei cani randagi che restano affidati alla sua tutela anche se vengono gestiti da privati e collocati in strutture poste fuori dai confini geografici dell’Ente locale”. Anche quando il servizio viene delegato a terzi, andranno sempre assicurati standard minimi di qualità con immediata iscrizione dell’animale all’anagrafe canina e la sua sterilizzazione entro 60 giorni. Spetterà, poi, sempre al Comune assicurarsi dell’idoneità della struttura ospitante che non potrà mai avere una capacità superiore a 200 unità e dovrà essere convenzionata con associazioni di protezione per agevolare l’adozione.

Nuario Fortunato

Fonte: Il Quotidiano della Basilicata – Ottobre 2009

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