mercoledì 18 maggio 2011
PD ed IdV di Paterno: l'arma in più del centrodestra locale
Il nemico del mio nemico è... mio nemico. Parafrasando un vecchio adagio, forse è quello che hanno pensato davvero i dirigenti locali, provinciali e regionali di PD ed IdV quando hanno deciso di non alzare un dito per evitare la frantumazione a sinistra, rischiando di riportare alla guida di Paterno le destre (seppure sotto le mentite spoglie della classica ed inevitabile listarella civica). Per soli dodici voti il pericolo è stato scongiurato, certo, ma noi non intendiamo passare sopra una strategia per l'amministrazione del potere che si è dimostrata politicamente distruttiva e che non può certamente camuffarsi con la solita scusa che “bisognava fare in fretta”, “i margini per l'accordo con l'altro candidato non c'erano”, e via con queste menate. Chiunque può controbattere facilmente, demolendo questo ragionamento: cinque anni di opposizione non si possono ridurre all'ultimo mese. C'è, evidentemente, qualcosa di più di cui tenere conto, e si chiama brama di Potere, non certo di Politica. Ma nemmeno nell'attuazione dei percorsi per il Potere siamo di fronte a gente astuta: al business delle cordate politiche calate dalla Provincia e dalla Regione per “mettere le mani sulla Città” in effetti è sfuggito ciò che era chiarissimo ai loro pari della Prima Repubblica, ossia che “prima si prende il Palazzo e poi si divide”. Se prima si divide, poi c'è il rischio di rimanere a bocca asciutta. Ma la smettiamo subito con la canzonatura e veniamo alla critica seria! Se il PD e l'IdV paternese appoggiano una lista che in definitiva si piazza ultima, molto probabilmente c'è da porsi per lo meno un problema di capacità di direzione politica nel paese. In soldoni, queste due strutture non riescono a far convergere su una lista specifica nemmeno la preferenza di tutte quelle centinaia di persone che alle Politiche alimentano puntualmente la saccoccia dei voti di Vito De Filippo e dei suoi compari di bottega dell'IdV. Perchè? Qui viene nuovamente in soccorso del ciarlatano della Politica la solita foglia di fico della listarella civica, dietro cui nascondersi: “le liste civiche non sono i Partiti”, “con le liste civiche ognuno può sentirsi libero”...ecc....Prendiamo per buona questa giustificazione e la demoliamo affermando che se tutte le liste civiche sono uguali non si capisce perchè la base dei due partiti di riferimento del centrosinistra paternese non abbiano complessivamente seguito le indicazioni provenienti dal vertice. Viene effettivamente il dubbio, allora, che la base non si riconosca più nel vertice, nei suoi dirigenti, giudicandoli probabilmente eterodiretti. Il problema dunque non è nel fatto che le liste civiche sciolgano di per sè il vincolo di militanza politica – su quale base dovrebbero farlo? - ma è il vincolo politico cittadina/o-Partito già sciolto di fatto, per via dell'incapacità a dirigere localmente da parte di PD ed IdV, che ha prodotto la fuga dei voti. Quando per cinque anni le sezioni sono sempre chiuse; quando le sezioni si aprono soltanto per sostenere il Gotha del Potere provinciale e Regionale; quando alla fine di un percorso formalmente di opposizione l'unico risultato è spaccare le famiglie costringendole a scegliere sulla base di non si sa che cosa; quando si fa campagna elettorale puntando alla demolizione non solo del Sindaco ma pure dell'altra lista con la quale si è tentato (vicendevolmente) di “trovare l'accordo” a tempo ormai scaduto senza elaborare alcun tipo di percorso comune, non ci si deve poi lamentare che il voto sfugga di mano. Sarebbe dunque cosa giusta azzerare i vertiti locali di questi due Partiti e sarebbe anche ora che i vertici provinciali e regionali di PD ed IdV chiedessero scusa alla base del centrosinistra di Paterno, perchè, per colpa loro, il paese stava tornando in mano alle destre. Per dodici voti (più culo che camicia) il pericolo è stato, fortunatamente, scongiurato. Ma nella vita non sempre va bene. A buon intenditor poche parole. Francesco Fumarola
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