domenica 8 novembre 2009

NO ALLO SCIPPO DELL'ACQUA PUBBLICA - APPELLO AI SINDACI LUCANI

Il 6 agosto 2008, il Parlamento italiano, con la legge 133, ha votato il decreto Tremonti 112 che, con l'articolo 23 bis, obbliga i Comuni a mettere all'asta la gestione delle loro reti idriche, entro il 31 dicembre 2010. Questo è avvenuto con l'appoggio dell'opposizione, in particolare del PD e nel silenzio quasi totale della stampa nazionale. Il governo Berlusconi ha quindi deciso che in Italia l'acqua una merce. E' una decisione di una gravità estrema questa della privatizzazione dell'acqua, che ci tocca direttamente non solo come utenti e consumatori ma anche come cittadini . Il Consiglio dei Ministri , ha poi approvato il 9/09/2009 delle "Modifiche" all'articolo 23 bis della Legge 133/2008 . Queste "Modifiche" sono inserite come articolo 15 in un Decreto legge (il 135/2009) per l'adempimento degli obblighi comunitari. Una prima parte di queste Modifiche riguarda gli affidamenti dei servizi pubblici locali, come gas, trasporti pubblici e rifiuti. Le vie ordinarie - così afferma il Decreto- di gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica prevedono l'affidamento degli stessi, attraverso gara, a società miste, il cui socio privato deve essere scelto attraverso gara e deve possedere non meno del 40% ed essere socio "industriale". In poche parole questo vuol dire la fine delle gestioni attraverso SpA in house e della partecipazione maggioritaria degli enti locali nelle SpA quotate in borsa.

E' la fine ad esempio in Basilicata di Acqua spa ora tutta pubblica. I soci che entrerebbero in Acqua Spa è facile prevedere che saranno collegate a cordate composte da grosse imprese o peggio ancora da multinazionali dell'acqua. Il sistema delle multinazionali o dei privati semplice pagano i debiti delle allegre gestioni regionali e poi - sistematicamente - fanno il loro business per questioni di mercato: così dopo l'efficienza e la riduzione di costi per fare business, il passo successivo sarà l'aumento dei costi e delle bollette.

In Basilicata è già presente nelle attività collegate ai rifiuti la Veolia (inceneritore di Potenza), una multinazionale francese che già gestisce alcuni servizi idrici in altre regioni italiane (vedi il dissalatore di Reggio Calabria) o Acqualatina di Latina (dove per la disperazione i cittadini gravati dal raddoppio e dal triplo della bolletta dell'acqua sono scesi in contestazione ed hanno deciso di pagare secondo la media nazionale).

Pensate forse che in Basilicata ( già scippata dal petrolio), la regione che disseta anche la Puglia i privati non si faranno avanti nella gestione?

GLI AGRICOLTORI (LA BASILICATA SI BASA SULL'AGRICOLTURA) CHE OGGI RECLAMANO DI ABBASSARE I COSTI DI GESTIONE E QUELLI DEL COSTO DELL'ACQUA AVRANNO VITA DIFFICILE QUANDO L'ACQUA SARA' GESTITA DAI PRIVATI CHE PER QUESTIONI DI MERCATO BATTERRANNO CASSA?

Occorre da subito chiedere ai parlamentari che:
- venga discussa in Parlamento la Legge di iniziativa popolare per una gestione pubblica e partecipata dell'acqua, che ha avuto oltre 400mila firme e ora 'dorme' nella Commissione Ambiente della Camera;

- la Regione Basilicata deve impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale, l''art.15 del Decreto legislativo 135/09, a tutela delle autonomie degli Enti Locali sulla base del principio di sussidiarietà riconosciuto dalla Costituzione italiana.

- bisogna chiedere con insistenza alle forze politiche che dicano la loro posizione sulla gestione dell'acqua che non pu essere pubblica a parole ma privata nella sua gestione così come proclamano alcuni senatori del PD che vantano emendamenti in merito;

- convocare consigli comunali monotematici per dichiarare l'acqua bene comune e il servizio idrico "privo di rilevanza economica";

- i comuni devono fare la scelta dell'Azienda Pubblica Speciale a totale capitale pubblico: l'unica strada che ci rimane per salvare l'acqua. Sar solo partendo dal basso che salveremo l'acqua come bene comune, come diritto fondamentale umano e salveremo cos anche la nostra democrazia.

Il futuro di questa regione dipende solo dagli amministratori locali e dalla loro responsabilità in virtù del mandato conferito dai cittadini , che tutto vogliono tranne che l''aumento dei costi dell''acqua o peggio ancora emigrare dalla propria terra.

fonte: www.olambientalista.it

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