Galeotto fu l’oleodotto? Stavolta, ma qualcosa di analogo era già accaduto in occasione dell’adeguamento della strada statale 106 Jonica, gli archeologi, e non solamente loro, benedicono i lavori di scavo avviati un anno fa in località Barricelle di Marsico Vetere, in provincia di Potenza. Durante il cantiere sono stati scoperti due scheletri del Neolitico in buono stato di conservazione, la cui sepoltura potrebbe risalire a 5 - 6mila anni fa. Vecchie ossa senza valore? No. Sarebbe sufficiente evidenziare che la loro storia, quella di anonimi antichi progenitori, in qualche modo, è anche la nostra.
E così, è partita un’attività interdisciplinare che vede collaborare attivamente diverse figure professionali. Ieri mattina, spazio ad esami e consulto tra esperti all’ospedale Madonna delle Grazie. Insieme, al lavoro nella sede dell’unità di anatomia patologica, c’erano il dottor Aldo Di Fazio, responsabile dell’unità di Medicina legale dell’Azienda sanitaria di Matera, esperti della Soprintendenza per i Beni archeologici e il professor Francesco Introna con la sua èquipe, direttore della Scuola di Specializzazione di Medicina legale dell’Università di Bari.
Si tratta di due scheletri di sesso maschile. Il primo è già stato studiato all’ateneo barese e presenta una profonda ferita al capo. La sua non sembra sia stata una morte naturale. E allora fu forse vittima di un’incidente, venne assassinato oppure con ogni probabilità era un guerriero? Gli esami, una volta conclusi, potranno rispondere anche a questo tipo di domande. Intanto, ieri è stato sottoposto ad analisi di antropologia forense e ad esami di Tomografia assiale computerizzata (Tac) lo scheletro preso in consegna a Matera.
«Il reperto, sarà studiato sotto molti punti di vista - assicura il dottor Di Fazio - interessante, per esempio, sarà la ricerca condotta a livello di Dna. La comparazione tra elementi del nostro patrimonio genetico e quello di un antenato di qualche migliaio di anni fa potrà raccontarci molto su come eravamo fatti, ma anche su come siamo oppure come potremmo diventare. Intanto, sul conto dello scheletro preso in esame in queste ore, è già possibile notare che è appartenuto ad un individuo abbastanza alto rispetto alla media, circa un metro e sessanta centimetri. Approssimativamente pesava una sessantina di chili. Ma altri particolari entreranno a far parte di una pubblicazione dedicata che contiamo di diffondere a conclusione delle analisi e degli studi in corso, delle indagini, ognuno per la sua specifica specializzazione. Oltre a diventare terreno di ricerca feconda, sono certo che la storia antica della Basilicata saprà riservare ancora molte sorprese».
Nel territorio della città dei Sassi, per esempio, non mancano tracce del Paleolitico, poi, c’è stato una specie di salto nel Mesolitico, non sono state rinvenute tracce di questa età. L’archeologo Domenico Ridola sottolinea il particolare, «... nel Materano - scrive - manca la serie di passaggio dal Paleolitico al Neolitico. Vi è come un salto, non un graduale progredire nella tecnica...». Poi, però, i continui rinvenimenti intorno alla città, indicano Matera tra le aree più interessanti in Italia per lo studio del Neolitico. Insomma, il lungo periodo di civiltà preclassiche che si sono succedute su uno stesso territorio è un patrimoni di enorme valore. La sua fortuna, a livello di studi, non manca. L’unico vero torto, se così di può definire, dipende dal fatto che questi ritrovamenti non si sono prestati eccessivamente agli effetti speciali della spettacolarizzazione a tutti i costi. Ma lo sanno anche i non addetti ai lavori, capiscono fin troppo bene che la buona divulgazione di quelle culture preistoriche conferirebbe alla città motivi di interesse e di visita che pochi luoghi al mondo possono permettersi.
Pasquale Doria, "La Gazzetta del Mezzogiorno"
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