
PATERNO – Non si dica, poi, che a Paterno non c’è un cane. Circa due mesi fa, dalle pagine de “Il Quotidiano”, avemmo modo di segnalare la presenza nutrita ed incomprensibile, per certi versi, di numerosi cani randagi che girovagavano beati ed indisturbati per alcune zone del paese valligiano. Fenomeno al quale non sembra essere stato posto rimedio e che, anzi, paradossalmente, sembra aver assunto proporzioni maggiori. Circa due mesi fa raccontammo di come la quiete di alcune zone dell’abitato del centro valligiano fosse stata minacciata dalla presenza di numerosi randagi che si aggiravano liberamente senza che alcuno ponesse rimedio. La presenza di randagi era stata denunciata da cittadini residenti nei rioni Fontana Panzone, Pioniello ed Acquareggente. A distanza di due mesi, i randagi, visibilmente smarriti ed affamati, si muovono ancora in gruppo facendo razzie dei vari cassonetti deputati alla raccolta dei rifiuti solidi urbani riversandone puntualmente il contenuto sulle strade di vari rioni del paese. Di maggior entità il fenomeno si è riscontrato, recentemente, tra via Giustino Fortunato ed i rioni Pantano e Cappella Vecchia, dove un “branco” di addirittura dieci cani, visibilmente affamati e disorientati, ha governato le strade portando una seria minaccia all’incolumità pubblica. Da un paio di giorni, poi, il “branco” si aggira pericolosamente sulla strada che collega Paterno alla Ss 598, attraversando, con fare smarrito ed incerto, la carreggiata della stessa e transitando, con alto rischio per i conducenti ed a minaccia dell’incolumità pubblica, nei pressi della rotonda presente all’altezza dell’imbocco di via Tempa delle Chianche. Tutto ciò nonostante la presenza sul territorio comunale di Paterno di un efficientissimo canile e nonostante il Comune di Paterno spenda già circa 2500 euro al mese per l’affidamento dei randagi allo stesso ricovero. Non ben si capisce, allora, per quale oscuro motivo non si proceda alla raccolta, alla “chippatura” ed al ricovero di questi nuovi randagi che, di misteriosa provenienza, sembrano proliferarsi a iosa e con una regolarità ed una puntualità disarmanti. Occorre ricordare che, in attesa di una riforma delle disposizioni normative in materia, il Ministero della Salute ha adottato un provvedimento con tingibile ed urgente con validità limitata a 24 mesi. Con un’ordinanza urgente del 16 luglio 2009, il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha chiarito che “il Sindaco deve preoccuparsi del benessere e della salute dei cani randagi che restano affidati alla sua tutela anche se vengono gestiti da privati e collocati in strutture poste fuori dai confini geografici dell’Ente locale”. Anche quando il servizio viene delegato a terzi, andranno sempre assicurati standard minimi di qualità con immediata iscrizione dell’animale all’anagrafe canina e la sua sterilizzazione entro 60 giorni. Spetterà, poi, sempre al Comune assicurarsi dell’idoneità della struttura ospitante che non potrà mai avere una capacità superiore a 200 unità e dovrà essere convenzionata con associazioni di protezione per agevolare l’adozione.
Nuario Fortunato
Fonte: Il Quotidiano della Basilicata – Novembre 2009
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